Giornalisti comprati senza soldi: ecco come fanno i servizi segreti

Giornalisti comprati

Settembre 2014. Negli uffici della casa editrice Kopp Verlag la tensione si tagliava col coltello.

Stavano per pubblicare il libro di un celebre giornalista della più prestigiosa testata tedesca: la “Frankfurter Allgemeine Zeitung”, chiamata più familiarmente Faz. Udo Ulfkotte era stato inviato di guerra e poi era diventato caporedattore di politica estera.

Non era questo, però, il motivo di tanta agitazione. Il titolo del volume era “Giornalisti comprati”. Il reporter rivelava di essere stato per diciassette anni al soldo della Cia. Non solo.

«Sono centinaia i giornalisti di tutti i Paesi europei che lavorano per i propri servizi segreti o per quelli statunitensi. Il loro compito è quello di obbedire e favorire la Casa Bianca. Sanno benissimo che potrebbero facilmente perdere il loro lavoro nei media se non rispettassero l’agenda pro-occidentale»,

scriveva Ulfkotte.

«I media tedeschi e americani stanno cercando di portare la guerra in Europa e di portarla in Russia. Siamo a un punto di non ritorno e io voglio alzare la voce e dire che non è giusto quello che ho fatto in passato, ho manipolato le persone e ho fatto propaganda contro la Russia. Sono stato corrotto da miliardari e dagli americani per non riferire la verità. Io mi sento manipolato, non mi hanno permesso di dire quello che sapevo».

«Noi abbiamo un’informazione puramente americana, siamo di fatto una loro colonia. Tutti i giornalisti che scrivono per i media occidentali sono di fatto membri di questa organizzazione transatlantica. I giornalisti vengono spesso avvicinati di nascosto. Niente soldi. Usufruiscono di compensi sotto forma di regali, di viaggi gratuiti, opportunità di entrare in una rete di relazioni precostituite dalle varie agenzie di spionaggio, funzionali alla propria carriera e lavoro. Loro ti invitano a vedere gli Usa, pagano tutto, ti riempiono di benefit, ti corrompono. Sei invitato a intervistare politici americani, ti accosti sempre di più ai circoli del potere. E allora tu vuoi rimanere all’interno di questo cerchio dell’élite, quindi scrivi per far loro piacere. Tutti vogliono essere un giornalista di notorietà che ha accesso esclusivo a politici famosi. Molto più importante del denaro e dei doni, è il fatto che ti viene offerto supporto se scrivi pezzi che sono filoamericani o filo Nato. Se non lo fai, la tua carriera non andrà da nessuna parte, ti ritroverai assegnato a sederti in un ufficio e ordinare le lettere all’editore. Sono contatti non ufficiali, collaborazioni non ufficiali, ti dicono che sono “amici”, sono scambi di favori continui e il tuo cervello viene lavato. Ho molti contatti con i giornalisti britannici e francesi: hanno tutti fatto lo stesso percorso»,

aggiunse il giornalista.

In una delle interviste di lancio al libro, Ulfkotte disse che il golpe da poco avvenuto in Ucraina e, più in generale, tutta la questione ucraina erano al centro delle pressioni da parte di Washington nei confronti dei giornalisti europei:

«Il diktat che arriva da oltre oceano è di sparare ad alzo zero sulla Russia, sempre e comunque. L’Ucraina è il tema su cui si scatena di più la pressione degli Usa sui nostri media. Dagli Stati Uniti pretendono, e ottengono, che l’Ucraina venga dipinta come un paradiso democratico minacciato dall’autocrate russo Putin. E tutti obbediscono senza fiatare, come sempre».

Tratto dal libro Ucraina, dal Donbass a Maidan, di Franco Fracassi.

Per l’acquisto del libro scrivere all’indirizzo email: francofracassi1@gmail.com