Ecco perché Israele ha fondato Hamas

Israele ha fondato Hamas

L’ex ambasciatore Usa in Arabia Saudita Charles Freeman: «Israele ha fondato Hamas. Era un progetto dello Shin Bet, che aveva la sensazione di poterlo usare per entrare nell’Olp [Organizzazione per la Liberazione della Palestina]».

«L’organizzazione Hamas era un accanito oppositore del nazionalismo palestinese e si scontrò ripetutamente con l’Olp e, ovviamente, con Fatah. E ci furono scontri armati nei campus universitari negli anni Settanta e Ottanta, dove Hamas attaccò l’Olp, il Fronte popolare per la liberazione della Palestina, il Fronte democratico per la liberazione della Palestina e altri gruppi, con mazze e catene. Questo accadeva prima che le armi da fuoco diventassero prominenti nei territori occupati», proseguì Freeman.

«Permettendo l’emergere dell’islamismo radicale, Israele stava seguendo le orme dei successivi governi britannico e americano e della loro politica del “nemico del mio nemico è mio amico”», aggiunse l’ex diplomatico.

«In effetti, gli stessi Fratelli Musulmani, levatrice di Hamas, sono una creazione del colonialismo britannico. Negli anni Venti, gli inglesi, allora governanti coloniali dell’Egitto, contribuirono a creare i Fratelli Musulmani come mezzo per tenere sotto controllo il nazionalismo egiziano e l’anticolonialismo».

Intervistato, l’ex governatore militare israeliano di Gaza Yitzhak Segev disse:

«Ho personalmente contribuito a finanziare il movimento islamico palestinese come contrappeso ai laici e alla sinistra dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina e al partito Fatah, guidato da Yasser Arafat. Il governo israeliano mi ha dato un budget, che il governo militare di Gaza ha girato alle moschee dei Fratelli Musulmani».

«Ho finanziato Hamas con il denaro dei contribuenti israeliani, che è stato poi utilizzato per uccidere le stesse persone che lo finanziavano», ha aggiunto il generale.

«Hamas, con mio grande rammarico, è una creazione di Israele», ha dichiarato Avner Cohen, un ex funzionario israeliano per gli affari religiosi che ha lavorato a Gaza per più di due decenni. A metà degli anni Ottanta, Cohen scrisse addirittura un rapporto ufficiale ai suoi superiori avvertendoli di non giocare al divide et impera nei territori occupati, sostenendo gli islamisti palestinesi contro i laici palestinesi.

«Io suggerisco di concentrare i nostri sforzi sulla ricerca di modi per spezzare questo mostro prima che questa realtà ci venga in faccia», scrisse.

Secondo il settimanale israeliano “Koteret Rashit”, «le associazioni islamiche così come l’università erano state sostenute e incoraggiate dall’autorità militare israeliana», responsabile dell’amministrazione (civile) della Cisgiordania e di Gaza.

«Loro (le associazioni islamiche e l’università, nda) erano autorizzate a ricevere pagamenti in denaro dall’estero».

Secondo Robert Dreyfuss, l’islamismo politico è cresciuto in modo esponenziale quando Israele ha preso il controllo dei territori palestinesi:

«A partire dal 1967, gli israeliani iniziarono a incoraggiare o permettere agli islamisti nelle aree di Gaza e Cisgiordania, tra la popolazione palestinese in esilio, di prosperare. Le statistiche sono davvero sconcertanti. A Gaza, ad esempio, tra il 1967 e il 1987, quando fu fondata Hamas, il numero delle moschee è triplicato. E gran parte di questo proviene da flussi di denaro provenienti dall’esterno di Gaza, da ricchi islamici conservatori in Arabia Saudita e altrove. Ma, ovviamente, nulla di tutto ciò sarebbe potuto accadere senza che gli israeliani avessero guardato con approvazione la cosa».

«Ci sono molte prove che i servizi segreti israeliani, in particolare lo Shin Bet e le autorità militari di occupazione, abbiano incoraggiato la crescita dei Fratelli Musulmani e la fondazione di Hamas nei territori palestinesi», ha aggiunto Dreyfuss.

«Quando guardo indietro alla catena degli eventi, penso che abbiamo commesso un errore», osservò in seguito David Hacham, un ex esperto di affari arabi nell’esercito israeliano che aveva sede a Gaza negli anni Ottanta. «Ma all’epoca nessuno pensava ai possibili risultati».

Cohen ha sostenuto che, «invece di cercare di frenare gli islamisti di Gaza fin dall’inizio, Israele per anni li ha tollerati e, in alcuni casi, incoraggiati come contrappeso ai nazionalisti laici dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina e alla sua fazione dominante, Fatah di Yasser Arafat. Israele ha collaborato con un religioso storpio e mezzo cieco di nome Sheikh Ahmed Yassin, proprio mentre stava gettando le basi per quello che sarebbe diventato Hamas».

«Quando gli scontri tra l’Olp laica e l’islamista Hamas sono diventati comuni a Gaza fu fonte di soddisfazione per Israele che voleva vedere lotte intestine palestinesi. Ed eravamo già nel 2006, quando il mio governo conosceva da tempo la natura e la pericolosità di Hamas», ha aggiunto Cohen.

Il generale Shalom Harari, allora ufficiale dell’intelligence militare a Gaza, mi ha raccontato di aver ricevuto una chiamata dai soldati israeliani che presidiavano un posto di blocco sulla strada per uscire da Gaza. Avevano fermato un autobus con a bordo attivisti islamici che volevano unirsi alla battaglia contro Fatah a Birzeit. «Ho detto: “Se vogliono bruciarsi a vicenda, lasciateli andare», ha ricordato Harari. Il pensiero militare israeliano in quel periodo riteneva che sarebbe stato grandioso se gli islamisti e i socialisti avessero continuato a combattersi tra loro poiché ciò avrebbe distolto la loro attenzione dalla lotta contro Israele.

Secondo Zeev Sternell, storico dell’Università Ebraica di Gerusalemme, «Israele pensava che fosse uno stratagemma intelligente per spingere gli islamisti contro l’Olp».

L’ex funzionario della Cia Joe Trento:

«La cosa interessante di Hamas è che è una creazione del Mossad! L’hanno fondata per poterla penetrare, e hanno avuto l’arroganza di pensare di poter controllare cosa hanno creato. Poi è cresciuta, è diventata un problema».

Martha Kessler, analista senior della Cia, ha detto:

«Abbiamo visto Israele coltivare l’Islam come contrappeso al nazionalismo palestinese. Gli stessi gruppi islamici “coltivati” da Israele negli anni Settanta divennero Hamas negli anni Ottanta, che divenne poi il più grande incubo di Israele negli anni Novanta. La cosa assurda, però, è che anche dopo che Hamas ha mostrato tutta la sua pericolosità il sostegno dello Shabak non è mai mancato. Ci sono molti modi per aiutare un’organizzazione di quel tipo. Uno di questi è dargli armi e denaro. Un altro è far giungere all’organizzazione in questione le armi e il denaro, senza intercettarli e sequestrarli, cosa che Israele, purtroppo, ha fatto con perseveranza, senza fermare questa follia».

Jeanne Christophe Brisard, che per anni ha investigato sui finanziamenti occulti al fondamentalismo islamico, va oltre:

«Hamas è sostenuta anche da gruppi che si trovano in Europa e negli Stati Uniti e ci sono molti affari legati ai finanziamenti di Hamas negli Usa».

Il giornalista e politologo franco-libanese Antoine Sfeir:

«Oggi tutti gli estremisti, da Hamas o gli estremisti a Israele non hanno nessun interesse perché il processo di pace vada avanti».

Abdoul Salam Mohamed era stato dirigente di Hamas. Quando lo incontrai si trovava all’estero («Non è sicuro per me in Palestina e figurarsi in Israele»), in una località che chiese di tenere segreta:

«Vuole sapere dei legami tra Israele e Hamas? Ci ho messo un po’ di tempo a scoprire la verità. Poi ho avuto tutto chiaro. E presero un senso anche gli strani incontri che alcuni miei compagni di lotta facevano con personaggi a me misteriosi. Lo Shabak ha fatto di tutto per aiutarci a nascere e a diventare forti come lo siamo diventati oggi. Se qualcuno prende ordini dagli israeliani? Non credo. Penso sia più un incontro di rispettivi affari, di rispettive convenienze. La pace non conviene a nessuno. È facile mettersi d’accordo quando si tratta di fare casino in questi casi».

Tratto dal libro Guerra alla Pace, di Franco Fracassi.

Per acquistare il libro, scrivi all’indirizzo email: francofracassi1@gmail.com