Chi era David Rossi? – Morte dei Paschi

David Rossi morte dei paschi

Nato a Siena nel giugno 1961 nella contrada della Lupa, laureato in Storia dell’arte, David Rossi era una persona normale, molto attiva.

Aveva fondato, con l’amico Davide Taddei, l’agenzia di stampa locale Freelance e, successivamente, la testata giornalistica online Siena News.

Poi, lavorando per il sindaco Pierluigi Piccini, nella seconda metà degli anni Novanta, aveva conosciuto Mussari.

Mentre il primo si occupava dei contatti con i giornali e le tv locali e nazionali, il secondo aveva il compito di tenere i rapporti tra l’amministrazione comunale e l’allora partito dominante in città, il Pds.

Quando Mussari entrò in Fondazione, Rossi lo seguì. Lo stesso accadde nel 2006, quando l’amico divenne presidente del Monte: a lui fu assegnato il compito di gestire la comunicazione, fu assunto in pianta stabile dalla banca e gli fu affidato un grande ufficio a Rocca Salimbeni.

Fu il primo e unico responsabile dell’area comunicazione della storia di Mps a non avere un contratto a tempo determinato da esterno.

Rossi aveva una cultura generale molto ampia, si dilettava nella pittura ed era molto attento al proprio aspetto fisico, sempre impeccabile nell’abbigliamento, non solo da quando era diventato capo comunicazione Mps.

Salvo impegni improrogabili, andava settimanalmente in palestra, oltre che a fare jogging, prima di andare al lavoro.

Tifoso sia della Robur sia della Mens Sana, Rossi nell’ambiente di lavoro era introverso e non dava troppa confidenza.

Al di fuori della contrada, della famiglia e degli amici, a Siena non stava molto simpatico, forse per un po’ di invidia o forse perché poteva apparire altezzoso, talvolta prepotente.

Da molti dipendenti veniva percepito come un corpo estraneo. Di sicuro era stato oggetto di attacchi da parte dei blogger senesi, nei confronti dei quali aveva anche presentato alcuni esposti.

Il potere di David Rossi

Diverso il rapporto che aveva con la sua famiglia. Dopo alcuni anni di convivenza si era sposato con Antonella Tognazzi, già madre di una bambina avuta da un precedente matrimonio.

Nonostante per lui fosse una figlia adottiva, David Rossi aveva un forte legame affettivo con Carolina.

A lui si rivolgevano in tanti per sponsorizzazioni, agevolazioni o per essere assunti. Lo facevano anche tramite i propri genitori, facendolo andare in bestia.

Di fatto, non aveva questi poteri, anche se tramite le sponsorizzazioni ne gestiva uno enorme, di potere. Era lui che dava i soldi al calcio e al basket, era lui che finanziava iniziative in città, in provincia e in tutta la Toscana.

Settecento milioni spesi in sei anni di campagne pubblicitarie. A Siena si diceva che non poteva uscire un articolo in qualunque giornale senza che Rossi non lo avesse visto prima.

Poi c’erano le feste. Quelle che organizzava Rossi erano memorabili, di quelle con le belle ragazze ed enormi bottiglie di champagne aperte con la scimitarra.

Tutti gli ospiti erano rigorosamente spesati dal Monte.

«Consegnava all’amministrazione della banca fatture di alberghi che sembrava fosse l’Aga Khan»,

ha confessato un dipendente di quell’ufficio, che ha chiesto l’anonimato. Molti degli invitati erano giornalisti.

Pubblicità, sponsorizzazioni, feste, alberghi e regali. Così Rossi gestiva la comunicazione e riuscì nell’impresa di far parlare i media sempre bene del Monte, anche quando si avventurò nella suicida acquisizione di Antonveneta.

«Un amico mi ha tradito»

E questo gli conferiva uno status che nessuno, all’interno di Mps, godeva. Aveva accesso a tutto. Non c’era informazione che non fosse in suo possesso. Gestiva ogni cosa.

Poi, improvvisamente, cambiò tutto. Il 19 febbraio 2013 la Guardia di Finanza perquisì la sua casa e il suo ufficio al Monte dei Paschi. Gli inquirenti sospettavano che potesse custodire segreti circa l’operazione Antonveneta e i derivati che avevano distrutto i bilanci della banca.

«Dal quel momento in casa invece di parlare scriveva dei bigliettini, che poi strappava. Quando gli chiesi il perché mi rispose: “Ci sono le cimici”»,

ha raccontato la figlia Carolina.

«Si era convinto che l’avrebbero arrestato. Avrebbero fatto qualcosa per incastrarlo. Mi ripeteva: “Così almeno incastrano anche gli altri due”, riferendosi a Mussari e a Vigni»,

ha spiegato la moglie Antonella. «“Un amico mi ha tradito”. Lo disse più volte».

«Ci siamo visti una settimana prima che morisse. A un certo punto gli ho detto: “Hai qualcosa da temere?”. Aveva la convinzione di essere spiato. Non voleva parlare dentro il suo ufficio. Mi ha risposto: “No, io no. Però sai, nei lavori che facciamo, lo sai anche te. Non lo so mica se posso aver sbagliato qualcosa”. Non sono riuscito a mettere in relazione il livello della sua preoccupazione con delle cose oggettive, perché non le ho viste. Gliele ho chieste: “Ti senti a posto con la coscienza?”. “Sì”, m’ha detto, “ma bastasse questo”»,

ha raccontato David Taddei, l’amico di una vita.

Il primo marzo accadde qualcosa di inaspettato, qualcosa che convinse il capo della comunicazione a passare al contrattacco.

Tratto dal libro Morte dei Paschi, di Franco Fracassi ed Elio Lannutti.

Per l’acquisto del libro scrivere all’indirizzo email: francofracassi1@gmail.com

Foto: Le Iene